Arriviamo a Kathmandù e, come al solito (da 14 anni visito il Nepal per fare trekking ad alta quota), quello che mi colpisce di più è la luce diversa da ogni altro luogo.
Le persone fuori dall’aeroporto fanno a gara per accaparrarsi le valigie del turista per avere una piccola mancia.
Ci avviamo verso il nostro albergo è la vigilia di Natale. Il traffico è intenso e caotico, strano la sua religione è diversa ma si sa per i nepalesi ogni occasione è buona per fare festa.
Colori, odori, suoni, visi, tutto incuriosisce e la mistura di modernità e antichità stordisce.
Passiamo vicino a Pashupatinath dove il fiume sacro Bagmati accoglie i morti che qui nei Ghat vengono bruciati e dopo vari riti funebri vengono gettati nel fiume.
Oltre ai soliti turisti vi è una moltitudine di persone che passeggiano tranquillamente, penso sia un modo per rendere la fine della vita più tranquilla e normale.
Per noi occidentali è più difficile avere un contatto con la morte così plateale abituati come siamo a esorcizzarla e a nasconderla.
Ma qui la sensazione è quella di profonda spiritualità e di pace interiore….